CHARANGO

ll charango è uno strumento musicale a corde, che discende dalla vihuela de mano introdotta dagli spagnoli nelle zone conquistate.

In origine gli indios lo realizzavano, a somiglianza della vihuela, utilizzando come cassa armonica la corazza del quirquincho(armadillo). I primi esemplari furono realizzati a Potosi, in Bolivia, Villa Imperial all’epoca ricchissima, dove fiorì ogni genere di arte a seguito del ritrovamento di miniere d’argento. Può essere definito quale strumento musicale frutto del mestizaje, cioè dell’unione tra la cultura europea e quella degli indios.

Il charango è diffuso soprattutto nei paesi andini del Sudamerica (Bolivia, Perù, Cile, Ecuador). In Bolivia e Perù è utilizzato come mezzo di corteggiamento, ed i giovani provvedono, attraverso un rituale, a sirenare il charango per migliorarne la voce ed avere quindi più possibilità di far breccia nel cuore della fanciulla amata.

Lo strumento presenta un elevato numero di varianti. La forma tipica con cui si presenta è quella di una piccola chitarra il cui diapason è di circa 60 cm.

La caratteristica principale dello strumento è che viene ricavato da un unico elemento in legno scavato fino ad ottenere una cassa armonica concava, a guscio, e dalla sagoma superiore che ricorda sommariamente quella di una chitarra. La ragione di questa forma particolare è che in origine, come detto prima, lo strumento veniva costruito a partire dal guscio di un armadillo, mentre ora è usato quasi esclusivamente il legno.

I legni utilizzati per la costruzione del charango sono: il jacarandà (più pregiato), dal colore bruno rossastro e dalle caratteristiche venature nodose, ed il naranjillo, dal colore giallo paglierino.

Le corde sono 10 disposte in 5 cori. Le accordature del charango sono moltissime, ma quella più diffusa è quella definita dal cosiddetto temple natural: SOL – DO – MI – LA – MI.

Come si nota, si tratta di un’accordatura aperta in LA minore settima, in cui le corde suonano tutte all’unisono ad eccezione della coppia centrale: qui il Mi è raddoppiato all’ottava bassa.

Per quanto dolce ne sia il suono ed interessante sia la cultura che lo ha prodotto, questo strumento riveste ancora un ruolo marginale all’infuori della musica sudamericana. E’ stato solo negli ultimi trent’anni che il charango ha fatto il suo ingresso in Europa, e soprattutto in Italia, grazie alla presenza di musicisti di alto livello che hanno contribuito a diffonderne il suono (il gruppo più importante, naturalmente, sono stati gli Inti-Illimani).