CHITARRA BATTENTE – strumento musicale

Le origini

Stabilire l’origine certa della chitarra battente è un compito arduo se non impossibile. Probabilmente questo strumento nasce nel 1600 in Italia. Ciò che avvalora questa tesi è che nel 1600, a Roma, iniziarono a produrre le prime corde metalliche che saranno montate poi sulla chitarra battente. Molto probabilmente nasce in Italia perché fino alla seconda metà del ‘900 nel nostro paese, quando si parlava di chitarra, si indicava la chitarra battente, mentre la chitarra classica era denominata chitarra Francese. Quindi possiamo affermare che la chitarra Italiana è quella battente.

Perché si chiama CHITARRA BATTENTE

Il termine battente è stato introdotto abbastanza recentemente e può essere inteso con due significati:

  • il primo si riferisce alla tecnica di esecuzione che prevede di battere con la mano destra sulle corde dello strumento;
  • il secondo indica il fenomeno acustico dei battimenti che si vengono a creare dovuti alla presenza dei cori (che difficilmente si riescono ad accordare perfettamente all’unisono). 

Il primo documento databile alla metà del XVIII secolo che parla di chitarra battente è il manoscritto custodito presso la Biblioteca del Conservatorio “G. Verdi” di Milano che recita: ALFABETO DI CHITARR’A BATTENDO CON IL CAMMINO DELL’INTIERE CORRISPONDENZE, COSÌ MAGGIORI COME MINORI.

I primi centri di produzione di chitarre battenti li ritroviamo a Venezia con i liutai Matteo e Giorgio Sellas (XVII sec.) e a Bisignano con i fratelli Vincenzo I e Michele I De Bonis (dal XVIII sec. fino ad oggi anche se molto probabilmente le loro origini non sono calabresi).

FONTI ICONOGRAFICHE 

La chitarra battente ha di sicuro origini nobili dato che è piena di ornamenti che la impreziosiscono. Inoltre molte fonti iconografiche rappresentano nobili mentre suonano delle chitarre battenti. Tra le tante ricordiamo quella del famoso pittore di strumenti musicali Evaristo Baschenis (1617-1677) che mostra il nobile Alessandro Agliardi suonare in modo “battente” di fronte a suo fratello una chitarra firmata sulla paletta dal liutaio Matteo Sellas.

CHITARRA BATTENTE E CHITARRA BAROCCA 

Nel 1600 la chitarra battente conviveva con la chitarra barocca. Le differenze sostanziali tra questi due strumenti sono le seguenti: 

  • la chitarra battente aveva una piegatura sulla tavola armonica, mentre la chitarra barocca aveva la tavola piatta; 

  • le corde della chitarra battente erano metalliche e di conseguenza i tasti erano fissi e metallici, mentre la chitarra barocca aveva corde di budello e tasti mobili sempre di budello; 

  • l’attacco delle corde della chitarra battente era lungo la fascia inferiore, mentre per la chitarra barocca era sul ponticello che era fisso e incollato sulla tavola (per la chitarra battente quest’ultimo era mobile). 

Queste piccole differenze, però, non spaventavano i liutai del tempo e quando la richiesta di chitarre battenti superarò quella di chitarre barocche, queste ultime vennero trasformate in battenti per rispondere alle richieste del mercato.

Nell’ 800 le due chitarre presero strade diverse:

la chitarra barocca, per rispondere alle esigenze della musica colta, perse i cori per assestarsi sulle corde singole. Mutò l’accordatura da quella “rientrante” fino ad arrivare a quella moderna e ad aggiungere la sesta corda trasformandosi nella moderna chitarra;

Chitarra battente costruita dal liutaio Pasquale Scala di Praiano, provincia di Salerno (Campania), per Marcello De Carolis (Cordaminazioni)

la chitarra battente, invece, finì tra le mani del popolo che ha saputo preservare le caratteristiche originarie dello strumento, segnando però il disinteresse della musica colta. Questo ne ha arrestando l’evoluzione sia dal punto di vista tecnico e del repertorio, sia dal punto di vista costruttivo.

Addirittura possiamo affermare che la costruzione delle chitarre battenti ha avuto un declino perché, accanto a liutai professionisti, nacquero molti liutai dilettanti. Questi ultimi si cimentavano nel costruire chitarre battenti da soli utilizzando materiale scadente e tecniche costruttive poco efficaci segnando così tutte le differenze strutturali che ancora oggi sono presenti nelle varie zone dove essa viene costruita.

L’ambiente colto si è totalmente disinteressato alla chitarra battente, anche perché scrivere per questo strumento con accordatura “rientrante” risulta molto difficile e, come afferma Arnold Schönberg, “[…] la nostra epoca moderna cerca molto, ma finora ha trovato soprattutto il comfort; e il comfort si espande in tutta la sua ampiezza anche nel mondo delle idee, rendendoci tutto più facile di quanto sia mai accaduto.”

IL MERIDIONE, LA CHITARRA BATTENTE E LA MUSICA POPOLARE

In ogni caso, però, il popolo dell’Italia meridionale, fino alla metà del ‘900, è riuscito a tenere in vita la chitarra battente facendola diventare il simbolo della musica popolare. Veniva venduta nelle fiere di paese dove si potevano trovare diversi liutai che esponevano gli strumenti che avevano costruito. In seguito, con l’avvento della globalizzazione, delle nuove mode, lo strumento ha rischiato di scomparire. Chi lo suonava, come racconta Giuseppe Donato, uno tra gli ultimi suonatori e cantanti popolari, veniva preso in giro anche dagli stessi familiari.

In questo periodo, che potremmo definire di crisi della chitarra battente e che va dagli anni ’50 ai ’90 del secolo scorso, la chitarra battente ha rischiato di scomparire per sempre.

LA LIUTERIA 

Chitarra battente costruita dalla liutaia Rosalba De Bonis di Bisignano (Cosenza - Calabria)Tra i maggiori liutai ricordiamo la famiglia De Bonis di Bisignano (Cs) che tramandano da generazioni la straordinaria scuola di costruzione della chitarra battente toccando l’apice nel ‘900 con Nicola e Vincenzo.

chitarra battente costruita da sergio pugliesi della oliver guitar lab di scilla, provincia di Reggio calabria, per marcello de carolisOggi una nuova scuola di liuteria sulla chitarra battente si sta facendo strada grazie anche alla  collaborazione tra il liutaio Sergio Pugliesi della Oliver Guitar Lab di Scilla (Rc) e il musicista Francesco Loccisano. Insieme hanno dato vita ad uno strumento moderno capace di riprodurre e raccontare una nuova epoca chitarristica tutta Italiana.

LA CHITARRA BATTENTE OGGI

Oggi la chitarra battente sta vivendo una nuova epoca svincolandosi dall’essere solo uno  strumento sostenitore del canto popolare ed entrando nell’albo degli strumenti solisti con un nuovo repertorio originale e trascrizioni che non affondano per forza nelle radici della musica popolare del sud Italia.

Francesco Loccisanola chitarra battente di francesco loccisano in concerto, ospite del duo cordaminazioni (Marcello de carolis, luca fabrizio) ad avigliano, provincia di potenza, basilicata, italia.

Tra i maggiori innovatori della chitarra battente troviamo il maestro Francesco Loccisano che per primo individua in questo strumento un potenziale finora inespresso.

In collaborazione con diversi liutai ha apportato delle modifiche strutturali per esaltare quella che è la sua capacità di composizione ed espressione, senza alterarne le caratteristiche peculiari. Queste innovazioni lo hanno portato a comporre ed incidere ben tre dischi: Battente Italiana, Mastrìa e Solstizio.

Marcello De Carolisla chitarra battente di marcello de carolis, componente del duo cordaminazioni, in concerto ad avigliano, provincia di potenza, basilicata, ilucania, italia

Marcello De Carolis, studiando con Francesco Loccisano, propone sue trascrizioni e brani del maestro, ed è alla ricerca di un nuovo repertorio originale per chitarra battente.

Compositori colti stanno iniziando a scrivere un nuovo repertorio per chitarra battente come il maestro Angelo Gilardino che ha scritto il brano “Albero Solitario” per chitarra battente e chitarra classica dedicato al duo “Cordaminazioni” (Luca Fabrizio e Marcello De Carolis) omaggio alla grande pittrice Lucana Maria Padula e il “Concerto di Matera” per chitarra battente e 10 strumenti (flauto, oboe, corno inglese, clarinetto in si bemolle, fagotto, violino I, violino II, viola, violoncello, contrabbasso) dedicato a Marcello De Carolis.